Valori
La Serra Morenica di Ivrea, insiste sul lato sinistro dell’Anfiteatro Morenico.
Un’insolita veduta: una lunga collina rettilinea naturale che si estende per oltre 25 km. Un territorio che ha un valore culturale e ambientale inestimabile, modellato con il trasporto e l’accumulo di materiale roccioso dal ghiacciaio Baltico e trasformato nel corso dei secoli dagli insediamenti umani.
Un ambiente con boschi di castagni, querce, carpini, aceri, tigli, frassini e ontani con la piacevole alternanza di specchi lacustri di origine glaciale, pareti rocciose montonate, torbiere, aree umide e stagni, pianure alluvionali, prati, pascoli, vigneti e un’infinità di animali rari, uno scrigno di naturale ricchezza in biodiversità.
Questo scrigno non contiene solo la natura ma anche un notevole patrimonio storico: ecomusei a testimonianza delle tradizioni, antiche chiese capolavori dell’architettura romanica e castelli.
Le testimonianze della millenaria fatica dell'uomo, funzionali a un’organizzazione sociale ed economica che oggi non esiste più, si riscontrano nelle centinaia di km di muri di contenimento per terreni terrazzati, manufatti in pietra quali le canalizzazioni, vasche di raccolta, pozzi, piccole costruzioni per proteggere le sorgenti dell’acqua, ricoveri per animali, muri come divisione di proprietà terriere, muri frangivento, sentieri e strade lastricate e abitazioni.
L’ambiente naturale e gli interventi dell’uomo sono i protagonisti del paesaggio dell’Anfiteatro Morenico e della nostra Serra.
Fragilità: dissesti - incendi boschivi - abbandono
Dissesti idrogeologici
Inizi 1300 la grande frana di Bienca
Tra il 1300 e il 1400 la grande frana di Chiaverano
1612 alluvione a Chiaverano in seguito al nubifragio
1666 alluvione a Bienca e a Chiaverano in seguito al nubifragio
1825 alluvione a Bienca in seguito al nubifragio
1826 frana a Bienca
Incendi boschivi
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Abbandono
L’uomo era stato costretto a trasformare l’ambiente originario per rispondere ai bisogni di una organizzazione sociale ed economica che doveva soddisfare le necessità di vita e di lavoro di una comunità agricolo-pastorale ormai scomparsa.
Le diverse esigenze della vita odierna hanno portato a un lento e inesorabile abbandono del territorio.
Il venir meno del presidio del territorio e delle pratiche agrosilvopastorali amplifica l’azione erosiva delle acque di ruscellamento che associato agli attuali fenomeni metereologici sempre più estremi producono frane e smottamenti.
L’abbandono del territorio e i cambiamenti climatici hanno esacerbato ulteriormente la situazione. Incendi e siccità possono generare fenomeni di desertificazione.
Tutti questi aspetti ci pongono di fronte alla necessità di indirizzare attenzione e risorse verso una costante attività di prevenzione piuttosto che concentrare gli sforzi nelle attività di soccorso.
L’Associazionismo Fondiario può dare un forte contributo a una responsabile condivisione e gestione delle proprietà abbandonate.
Polverizzazione
La polverizzazione della proprietà fondiaria rientra anch’essa tra le cause del fenomeno dell’abbandono.
La ridotta superficie del fondo crea grosse difficoltà nello svolgere le pratiche agricole.
La conseguente incuria genera proprietà abbandonate o incolte che, in prossimità di aree di interfaccia urbano-rurale, elevano il grado di rischio incendi.
L’Associazionismo Fondiario può dare un forte contributo a una responsabile condivisione e prevenzione del rischio incendi.